INFORMAZIONI PERSONALI

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Da molto tempo, lavoro a creare dei mezzi per aumentare la nostra salute e il nostro meglio essere. Quello che offro è olistico, cioè mi interesso alla salute e al benessere di tutta la persona, sia il fisico che l’emotivo e il mentale. Perciò ho creato dei profumi terapeutici che si indossano come dei profumi ma che hanno il valore aggiunto di essere benefici per la salute, delle musiche che sono basate sui principi della musicoterapia e che favoriscono una migliore energia, una rilassatezza emotiva e una stimolazione intellettiva e dei libri che possono favorire un rilassamento emozionale e una stimolazione dei nostri pensieri. Inoltre condivido con voi il mio quotidiano, i miei pensieri e le mie aspirazioni attraverso degli articoli su un grande numero di temi diversi. Con tutto il mio cuore, Aquila Blu

La mia storia

 


Identità nativa americana

Il risveglio della mia identità nativa americana


A casa, nel Saskatchewan, provincia centrale del Canada dove sono nato, siamo stati cresciuti come dei Canadesi-francesi. Non è mai stato questione che eravamo indiani. Alla fine della mia adolescenza, la prima settimana in cui ho lasciato la casa dei miei per cominciare i mei studi secondari ed universitari di Musica all’università Laval, ho fatto un sogno nel quale i miei Antenati hanno cominciato a parlarmi. In realtà, è un lontano nonno che mi ha rivelato in questo sogno che ero nativo americano. Al risveglio tutto era diventato chiarissimo per me. Quello che avevo vissuto fino ad ora e quello che avrei da vivere nell’avvenire. Perché il mondo era in una tale confusione e l’ecologia in cosi cattiva condizione. Ho chiesto ai miei genitori se avevamo del sangue indiano perché non era mai stato menzionato. Mi hanno confermato il fatto. Dopo questa rivelazione, ho abbandonato i miei studi universitari in musica e sono partito per un lungo viaggio. Ho fatto visita agli Indiani da una parte e l’altra del Canada, poi sulla costa ovest degli Stati Uniti, Ovunque, sono stato riconosciuto e accettato dalle Prima Nazioni che ho incontrato e con le quale ho vissuto. Ho incontrato dei saggi di diverse nazioni. Tutti hanno accettato di insegnarmi. Diversi tra loro hanno anche visto il mio antenato al mio fianco. Non ho mai provato il bisogno di provare le mie ascendenze. Il mio sentimento interiore era cosi forte che per me nulla prova esterna era necessaria. La mia convinzione era incrollabile ed è stata sempre confermata dalle esperienze che ho vissuto, le persone che ho incontrato e le conoscenze che sorgevano spontaneamente in me quando ne avevo bisogno.


Le mie ascendenze familiari
Quando un membro della mia famiglia si è spontaneamente offerto per stabilire l’albero genealogico della famiglia, abbiamo scoperto quattro ascendenze native americane. Il nostro stupore fu grande quando scoprimmo che dal lato di mio padre, avevamo degli antenati Abenachi, sia di Marie Mathilde Pidicwanmiskwe, figlia di un capo Abenachi che si è sposato con Jean-Vincent d’Abbadie, nato nel 1652. Mai avevamo sospettato la presenza di sangue autoctono nella famiglia di mio padre, mentre che l’evidenza genetica nei tratti fisici ci indicava chiaramente del sangue nativo americano dal lato di nostra madre. Inoltre, la storia era più che pittoresca, era anche simbolica perché eravamo la lontana discendenza di un Capo Abenachi che aveva scelto di sposare sua figlia con un bianco e di fare di questo Europeo il capo della sua tribù perché sapeva che quest’ultimo avrebbe potuto aiutargli meglio ad affrontare le vicissitudini della colonizzazione che si annunciava inesorabile. Ecco quello che scrive Bona Arsenault nella Storia e Genealogia degli Acadiani:


« Jean Vincent D’Abbadie arrivò in Canada nel 1665 con il grado di alfiere nel reggimento di Carignan. Facendo amicizia con gli Abenachi di cui imparò la lingua e adottò i costumi, sposò Marie-Mathilde Pidicwanmiskwe, la figlia del loro grande capo. Sucessore di suo suocero alla testa di questa tribù, accompagnò d’Iberville d’Iberville con 240 Abenachi all’assedio di Pemaquid nel 1696. Alla sua morte nel 1707, suo figlio, Bernard-Anselme, lui successe come capo degli Abenachi . Bernard-Anselme di St-Castin contribuò quello stesso anno alla disfatta degli Anglo-Americani alla difesa di Port Royal su richiesta del governatore di Subercase. Dopo la caduta di Port-Royal nel 1710, Vaudreuil, accordò a St-Castin una commissione di tenente a Pentagoët (Penobscot, Maine).Era sia capo degli Abenachi sia ufficiale dell’esercito francese. Gli incessanti attachi degli Inglesi contro gli Abenachi avendo considerevolmente indebolito questa tribù, St Castin intreprese delle negociazioni con gli Anglo-Americani che giunsero alla firma di un trattato di pace nel 1725.”

La nostra famiglia discende anche di Joseph Riberville, Indiano Pawnee che ha vissuto a Lachine come volontario per Guillaume de Lorimier. Abbiamo anche Jeanne Capciouekoue,  anche lei della nazione Pawnee che sposò Jean Gauthier a Kaskaskia nell’ Illinois verso 1702.

Come l’abbiamo menzionato precedentemente, l’evidenza genetica nei tratti fisici ci indicava del sangue nativo americano abbastanza recente dal lato di nostra nonna. Qui, la famiglia è confrontata ad un mistero ancora irrisolto oggi. In effetti, il cognome “Cloud”, un cognome nativo americano abbastanza comune, è associato ad una antenata che scompare subitamente negli Stati Uniti all’inizio del Novecento. Essa riappare qualche decenne più tardi, nonostante le notizie della sua morte e non ha più lo stesso cognome. Sembra anche molto più giovane dell’età che dovrebbe avere , ha come cognome da allora e sembra piuttosto di sangue europeo. Mio zio, oggi deceduto, l’aveva incontrata. Ma questo mistero non è stato ancora elucidato. Chi era questa persona e da dove proviene il sangue indiano così visibile nei tratti di mia nonna e dei suoi figli? Le ricerche genealogiche sono rimaste al buio… e sospetto dei maneggi come ce ne sono capitati molti per eliminare i Nativi Americani. Il genocidio dei Nativi in Canada e negli USA non ha mai cessato, ma è una storia ampiamente documentata e che non ho voglia di evocare qui. Tuttavia, altre ricerche nei piani sottili (gli archivi akashichi per quelli che le conoscono e che i Cherokee chiamano il tempio della comprensione)hanno rivelato che erano degli Algonchini che hanno scelto di integrarsi alla cultura bianca come lo prevedeva una politica del governo canadese che offriva ai Nativi americani di abbandonare il loro statuti di Prime Nazioni per diventare cittadini canadesi. Nei fatti anche, sono più vicino alle nazioni algonchine tramite il mio temperamento e ho più contatti con loro che con altre nazioni.

Il riconoscimento dai miei fratelli Nativi Americani

Dopo questo sogno che cambiò la mia vita, ho viaggiato molto per incontrare i Nativi Americani di molte nazioni. Ciò mi portò nel 1981 ad incontrare un’insegnante della nazione AniYunWiwa durante una conferenza che lei dava a Montreal. Da diversi mesi, riceveva la visita, nei suoi sogni, di un vecchio Indiano Algonchino che gli chiedeva di richiamare il suo nipote ai suoi insegnamenti. Tornava a visitarla regolarmente. La sera in cui ci siamo incontrati, lei ha visto il mio antenato in piedi accanto a me che mi teneva per l’orecchio. Con molta insistenza, gli ripeteva che ero questo nipote di cui gli aveva tanto parlato. Lei chiese allora a mio nonno ciò che potrebbe fare per riportarmi sul sentiero. Gli chiese di offrirmi un cristallo che indossava sul suo abito. Alla fine delle sua conferenza, mi fece portare questo suo cristallo. L’indomani sera, ho ricevuto una visione che ha permesso a quelli della mia nazione adottiva (gli AniYunWiwa) di darmi questo nome che ho adesso, Aquila blu. Da quel momento, ho camminato negli insegnamenti tradizionali delle Prime Nazioni.

Ho assimilato la pratica del Clan dell’Orso della nazione AniYunWiwa con questa stessa insegnante. Ho anche studiato con Sun Bear, della nazione Chippewa, con OhShinnàh Fastwolf della nazione Apache e con Tlakaelel, della nazione Azteca. Ho ricevuto degli insegnamenti da Manitonquat e da Slow Turtle, tutti e due dalla nazione Wampanoag, di William Commanda, della nazione Algonchina, da N’tsukw, dalla nazione Innu, e da parecchi altri, troppo numerosi per poterli citare tutti e di cui diversi sono deceduti oggi, Ovunque ho trovato degli insegnamenti efficienti e potenti.

Dopo otto anni di studi con gli Anziani, ho ricevuto l’autorizzazione di insegnare a mia volta. Così dal 1985 insegno le tecniche e i principi spirituali e terapeutici della nazioni autoctone nel Quebec e in altri paesi nel mondi. Qualche anni dopo questa parte della mia vita, il segretario generale del Governo della Nazione Indiana del Nord America mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto di ottenere il mio statuto d’Indiano. Ero felicissimo di accettare e di fornirgli le fotografie richieste. Due giorni dopo, mi offriva i documenti e il mio passaporto nativo americano a titolo gratuito, sottolineando la riconoscenza del Governo Indiano per il mio operato. Qualche anno dopo, abbiamo scoperto che appartenevo al Clano dell’Orso.

Dhyani Ywahoo mi dice che lei mi adotterà nella sua famiglia e nel clan dell’Orso del « Green Mountain AniYunWiwa » striscia cherokee situata nel Vermont. Questa cerimonia non ebbe mai luogo.


Il prezzo da pagare
Come avevo i tratti nativi americani e che non avevo paura di mostrare apertamente la mia appartenenza, hi anche subito il razzismo che vivono le Prime Nazioni a innumerevoli occasioni, che si tratti di violenza fisica o verbale, di diffamazione sul web o di segregazione amministrativa. Ho anche condiviso i problemi che vivono. Uno dei più grandi mali che vivono le Prime Nazioni oggi sono le dipendenze. Ho conoscito queste difficoltà perché era sul mio sentiero, e ho anche trovato la guarigione e la liberazione da questi problemi. Da un latro lato, ho anche vissuto il razzismo degli Indiani contro di me perché osavo insegnare le loro tradizioni ai Bianchi e perché non avevo i miei documenti rilasciati dal governo canadese. Il governo canadese determina chi è indiano nel paese. Bisogna capire che questo governo ha impiantato numerose politiche di genocidio contro i popoli autoctoni. Ciò fu denunciato da numerosi capi Indiani di cui, tra gli altri, il Grande Capo Max Gros-Louis di Wendake. Una delle misure più crudeli che furono adottate nel mezzo del 20 imo secolo furono le scuole residenziali: i bambini delle Prime Nazioni furono tolti alle loro famiglie, inseriti nelle scuole dove era vietato a loro di parlare la loro lingua, praticare le loro usanze ancestrali e dove furono speso abusati verbalmente, fisicamente e sessualmente. Questo ha durato per più di 60 anni e le conseguenze di questi maltrattamenti sono adesso intergenerazionali e generano innumerevoli e gravissimi problemi nella popolazione autoctona del Canada. A questo titolo, avere ricevuto i miei documenti da parte del Governo della Nazione Indiana dell’America del Nord, senza averli chiesti ne pagati, ha più peso per me che tutti questi documenti che potrebbero provenire dal governo canadese.

Il Governo della Nazione Indiana dell’America del Nord è riconosciuto da molti paesi e sono stato sorpreso di vedere che nel paesino Huron di Wendake dove è nato, il suo fondatore non è stato riconosciuto da alcune persone della sua nazione. Parlo del fondatore di questo movimento, Jules Sioui di cui parlo nel mio primo libro, L’eredità spirituale dei Nativi Americani. Alla fine della sua vita, Jules era trascurato dalla maggior parte dei suoi.Era un Bianco che viveva all’esterno del paesino, Tommy, che si prendeva cura di più di lui. Queste stesse persone del paesino Huron che non riconoscono quest’organizzazione hanno descritto questo sant’uomo come un pazzo senile che agiva in modo eccentrico e stravagante. Era un grande saggio. Gli facevo visita il più possibile. Era sempre felice di vedermi e ancora di più se venivo accompagnato. Dopo la sua morte, il segretario generale del Governo della Nazione Indiana dell’America del Nord, il Sig. Regent Sioui, fece una campagna di finanziamento per onorare la sua memoria e erigere un monumento funerario degno di quello che aveva fatto per le Prime Nazioni.


Un due-piume della famiglia Arcobaleno
Una storia che mi è successa illustra molto bene la profondità della mia identificazione con l’anima indiana. La racconto perché c’è un momento intenso di verità interiora per me.

Risale a tanto tempo fa ormai, all’inizio del mio impegno sul sentiero rosso. Degli eventi sconcertanti sono stati raccontati dai media. La polizia, in risposta a delle denunce della popolazione di pesca sportiva bianca,rivoltata perché affermavano

che era ingiusto che i Nativi Americani potessero continuare le loro pratiche tradizionali di pesca, fece un blitz dei più violenti su una riserva. Le reti e tutto il pescato furono sequestrati. Dei gesti indecenti furono compiuti davanti ai bambini. Delle persone furono imprigionati, dei beni distrutti. In breve, questa comunità fu scossa e indignata dai gesti di questo corpo di polizia. Gli indiani, da un capo all’altro del paese, protestarono contro queste violenze.

Ero negli USA con la comunità Cherokee con la quale ho lavorato per 25 anni. Con l’accordo della capa di questa comunità, abbiamo riunito cibo, vestiti, denaro e dei messaggi di sostegno. Siamo partiti io e il nipote della capa portare il nostro sostegno in questa comunità. Abbiamo visto direttamente i danni fisici e psicologici che sono stati causati da questi eventi. C’era già molto razzismo da parte della popolazione bianca, in particolare da parte dei pescatori e dei cacciatori dei paesini bianchi vicini. C’era anche molto rancore nella popolazione indiana contro i bianchi e questi eventi hanno veramente inasprito la situazione.

Avevo un impegno in quella regione per fare una settimana di musica in un caffè. Allora, il cugino ed io abbiamo soggiornato in un paesino della stessa regione. Coincidenza(!), abbiamo scoperto che erano una volta i luoghi cerimoniali di questa stessa nazione. Dopo la mia settimana di prestazione, sono stato ispirato di fare il voto di tornare in questa regione per svolgerci le cerimonie del solstizio d’estate l’anno successivo. Quando ho preso quest’impegno, ho fatto un’offerta di erbe sacre e quando ho sollevato la conchiglia con l’incenso, il cielo si è illuminato di un aurore boreale. L’anno successivo, con le istruzioni della capa, compievo la mia prima cerimonia di solstizio d’estate. Ho di seguito mantenuto per nove anni questa cerimonia in diversi luoghi. L’ultima sera delle cerimonie in questi luoghi in cui ero stato fedele al mio voto, offrendo una preghiera di gratitudine, il cielo si è di nuovo illuminato in un’ aurora boreale, Nei due casi eravamo d’estate.

Tornando verso il Vermont,negli Usa, da dove eravamo partiti, siamo tornati nella riserva per un soggiorno di 24 ore. Abbiamo rivisto molte persone che avevamo incontrato la prima volta. Altre violenze erano successe. Un Indiano della riserva era stato colpito al petto da un Bianco che gli aveva sparato con un fucile, in un bar situato fra le due località. Ciò era successo il giorno prima del nostro arrivo nella riserva. Quella sera, abbiamo incontrato un gruppo di guerrieri di questa comunità. Quello che era stato ferito era presente. Era un omone alto, una forza della natura come ci capita di vedere talvolta nelle riserve. Niente lasciava a pensare che aveva ricevuto una ferita importante. Abbiamo cominciato a parlare insieme, io e lui, un po' in disparte dagli altri. Quest’uomo mi ha confidato che era deciso, con il consenso e la collaborazione del suo gruppo, a compiere un gesto simbolico che farebbe capire a tutte e a tutti che gli Indiani non si lascerebbero abusare ne violentare senza reagire. L’azione che progettava era pericolosissima e richiedeva molto coraggio. Mi sembrava incredibile perché necessitava di fare delle acrobazie per riuscirci e usciva a pena dall’ospedale. Ma era un guerriero e suo impegno era già preso. Mi esprimeva tutto con grande calma ma con un’intensità e un’autenticità che riempiva l’atmosfera di grande densità. Era uno di questi momenti di verità in cui la vita sembra riempita di chiarezza. È allora che mi chiede della mia storia. Gli ho raccontato come avevo ricevuto in sogno il sentiero spirituale rosso, che da bianco ero diventato indiano e ciò che eravamo venuti a fare in questa comunità. Ha preso qualche istante per pensare e il suo commento fu:”That’s powerful medicine”(“è una potente medicina”). Quel momento fu molto significativo per me. Eravamo simili in qualche modo, anche se lui era un guerriero e io un uomo di pace, ma ognuno di noi, a modo nostro, eravamo pronti a dare la nostra vita per la causa indiana. Mi riconosceva in quello che ero e reciprocamente accettavo chi era lui. Eravamo fratelli. L’indomani, a pranzo in un ristorante prima di ripartire per gli USA, abbiamo sentito alla radio che il nostro uomo, quella notte, aveva compiuto il suo grande gesto. Non l’ho mai rivisto ma so che tutta la sua comunità l’ha sostenuto e protetto.


Numerosi Nativi Americani che hanno partecipato ai miei insegnamenti hanno testimoniato che quando insegnavo parlavo come gli anziani e che le mie cerimonie erano tra le più integre e fedeli alla tradizione che hanno vissuto. Tutti gli anziani che ho incontrato mi hanno riconosciuto e accettato per chi ero. Alcuni autoctoni che mi hanno difeso davanti a quelli che dicevano che non ero indiano, dicevano: “Chi è il più indiano, quello che ha i suoi documenti dal governo canadese ma che vive come un bianco bevendo la sua cassa di birra sulla soglia di casa sua o quello che non ha questi documenti ma che vive come un Indiano, perpetrando le tradizioni e i suoi insegnamenti?”.


Aquila Blu


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